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Athletic Club Bilbao: una nazionale che gioca nella Liga.

19.02.2012 22:32

 

In porta Gorka Iraizoz. In difesa da destra a sinistra Andoni Iraola, Mikel San José, Fernando Amorebieta e Jon Aurtenetxe. A centrocampo i due centrali Javi Martinez e il capitano Carlos Gurpegi, sulle ali Iker Muniain e Markel Susaeta. Trequartista Ander Herrera, dietro all'unica punta Fernando Llorente. E' questa l' attuale formazione tipo dell' Atletico Bilbao: nulla di particolare, se non fosse che tutti i giocatori, compresi anche quelli in panchina, in tribuna e nelle giovanili, sono baschi.

L' Athletic Club Bilbao nasce nel 1898 nella città di Bilbao, nella regione di Biscaglia nei Paesi Baschi. La prima squadra di calcio basca diviene nel corso degli anni anche una delle migliori compagini a livello nazionale: 8 sono infatti i titoli nazionali (l'ultimo nella stagione '83/'84) e ben 23 le Coppe del Re.

L' Athletic Kluba, così come viene chiamato in lingua basca, rappresenta uno degli ultimi esempi di quel calcio antico che oggi è quasi del tutto scomparso; nel mondo calcistico odierno, dove è la forza economica a farla da padrone e dove è l'oro nero degli sceicchi a determinare le gerarchie dei vari campionati europei, l'Atletico Bilbao costituisce una pietra pura, preziosa, da salvaguardare. La storia di questo club così unico è una storia di calcio e di passione e affonda le sue radici nel nazionalismo del popolo basco, uno dei più antichi d'Europa, con lingua e costumi propri. I giocatori devono essere tutti rigorosamente baschi (unica “macchia” è il difensore Amorebieta, venezuelano, ma di origine basca) e lo sponsor, a lungo rifiutato dai tifosi, anch'esso basco. Questa particolare politica porta naturalmente dei problemi: l'impossibilità di tesserare giocatori stranieri e l'assenza di sponsor e, quindi, di utili entrate nelle casse del club, costituiscono un limite per la società. Tuttavia, l' Atletico Bilbao può vantare di non essere mai retrocesso in Segunda Division. Un miracolo. L' attaccamento per i colori sociali è così forte, in campo e sugli spalti, da permettere ogni anno questo incredibile risultato e non solo, dato che il club è spesso impegnato in competizioni internazionali.

Sì, è proprio in campo e sugli spalti il segreto della grande tradizione dell' Atletico Bilbao. Il fenomeno Bilbao nasce prima di tutto nei vivai: non potendo acquistare calciatori che non siano baschi, la società si impegna tantissimo per mantenere alto il livello della sua cantera. Amorebieta, Herrera, San José, Aurtenetxe, Ramalho, la stellina Munian e il bomber Llorente, giocatori di notevole caratura, sono tutti prodotti delle giovanili. I giovani nascono e crescono nel club (o vanno in prestito in squadre affiliate, come è di uso in Spagna) e, in quanto baschi, sono anche tifosi della squadra per cui giocano e danno tutto se stessi in partita. Ovviamente, poi, c'è una forte identificazione tra giocatori e tifosi, che non sono per nulla accomunabili agli estremisti politici baschi, nonostante tutto questo fervore nazionalistico. Anzi, la tifoseria è sempre molto corretta nei confronti degli “stranieri” che in 19 giornate della Liga giungono in trasferta nella loro città.

Proprio l' evento della partita è un evento di festa collettiva, non solo per i 35.000 spettatori che si recano al leggendario stadio San Mamés, ma per tutta Bilbao, che si tinge di biancorosso. Quest'anno l'Atletico Bilbao ha raggiunto i sedicesimi di Europa League e affronterà gli extraterrestri del Barcellona in finale di Coppa del re. E, magari, questa utopia calcistica, questa squadra, simbolo di una nazione negata, potrà compiere un altro miracolo. 

di Giacomo Adelfio