Erano anni che la lotta per il titolo di campione di Germania era ad esclusivo appannaggio del Bayern Munchen e di una contendente a scelta tra Borussia Dortmund, Wolfsburg e Bayer Leverkusen, ma quest’anno la musica è cambiata. Fin dall’inizio della stagione si poteva intuire che il suo esito non sarebbe stato troppo scontato: alle grandi Bayern Munchen, forte della sua compattezza soprattutto nella parte centrale del campo, dove può vantare le prestazioni di uomini affidabili come Schweinsteiger, Kroos, Müller, Robben, Ribery e Borussia Dortmund, squadra giovane e simbolo di un calcio veloce e ben organizzato, frutto del gioiellino Götze e delle varie promesse Hummels, Subotic, Bender, Kagawa e Lewandovski, per la lotta al titolo si sono affiancate l’operaio Borussia Monchengladbach, trascinata dallo straripante Marco Reus ed il ben organizzato Schalke 04, forte dei gol di Klas-Jan Huntelaar e delle giocate dei vari Farfan e Holtby. Nonostante le pessime apparizioni in Champions League ed un difficile avvio di campionato, sono i gialloneri di Dortmund i primi della classe a 46 punti. Aggrappati a questi la schiacciasassi di Jupp Heynckes risponde presente a 44 punti; seguono M’Gladbach e Schalke rispettivamente a 43 e 41 punti. Assenti ingiustificati le Aspirine di Leverkusen, solo sesti e indietro soprattutto per gli impegni europei, e i lupi verde-bianchi di Wolfsburg, che riescono ad esprimersi al meglio solo nella fortezza della Volkswagen-Arena e che danno la netta impressione che il titolo della stagione 2008/2009 sia stato vinto più per demerito delle avversarie che per merito di Benaglio&co.
Ciò che, tuttavia, emerge da questo campionato è una differenza di potenziale sempre più sottile tra le citate contendenti al titolo e le varie cenerentole Werder Brema, Hannover, Stoccarda e lo stesso Wolfsburg: nonostante renda più interessante la pratica Bundesliga, questo fattore potrebbe, infatti, rappresentare un’arma a doppio taglio. Con l’aumento dei posti in Champions League per il campionato teutonico si rischierà di dover assistere nell’Europa che conta a prestazioni di squadre che hanno dalla loro un’organizzazione ineccepibile e di idee di gioco pressappoco inesauribili, ma sprovviste di quello spessore la cui mancanza è costata una figuraccia internazionale all’armata di Jurgen Klopp. Di fronte ad uno scenario del genere appare ancora più amara per il calcio italiano la perdita del quarto posto in Champions League, che sarebbe stato un’ottimo trampolino di lancio per squadre come la nuova Roma di Luis Enrique, lo sfortunato Napoli di Mazzarri o la straordinaria Udinese di Guidolin.
di Giulio Calabrese
