Gli Italiani lo fanno meglio
Così recitava uno slogan che spopolava negli anni 80 e che sembra tornato di moda alla luce degli ultimi risultati in Champions delle Italiane contro le Inglesi: nell’andata degli ottavi Napoli e Milan si sono prepotentemente affacciate sul panorama dell’Europa che conta con prestazioni sorprendenti, superbe, che hanno portato rispettivamente alle sfavillanti vittorie per 4-0 sull’Arsenal e per 3-1 sul Chelsea. L'esulatanza di Robinho e BoatengNel primo caso Ibra, Robinho e il dirompente Boateng hanno bissato il successo dei Diavoli rosso-neri asfaltando la squadra di Wenger: di quest’ultima è stata sottolineata l’eccessiva inesperienza dei componenti. Tuttavia ciò che più colpisce è che la maggior parte dei giocatori in campo non fosse costituita dai giovani promettenti di cui si dovrebbe parlare in tutta Europa, ma da calciatori sulla trentina come Sagna, Rosicky, Arteta ed Henry, che sono apparsi troppo passivi ed hanno fornito poco sostegno ai tanto criticati giocatori in erba, che, ad eccezione di Ramsey, hanno svolto il loro compito “senza infamia e senza lode”. Per quanto riguarda, invece, l’altra partita in esame, si può dire che in una splendida serata, coronata dalla doppietta del Pocho Lavezzi e dal colpo di genio del Matador Cavani, l’unica macchia sia stato l’errore di Cannavaro, viziato da un rimbalzo galeotto del pallone sulla linea di delimitazione dell’area e che non garantisce tranquillità ai tifosi partenopei. Ma che dire degli avversari?
L'esulatanza dei giocatori del NapoliI Blues di Villas Boas, dilaniati dalla guerra generazionale all’interno dello spogliatoio, sono rimasti orfani di un Drogba, che non pare possa garantire le prestazione di 3-4 anni fa, così come tutti gli over-30, e di una difesa inesperta e macchinosa. Gli unici superstiti della disfatta sembrano essere stati Juan Mata, folletto della trequarti, e la dottoressa Eva Carneiro, le cui foto spopolano su tutti i siti di calcio e di gossip. Questi sono i limiti delle uniche due squadre inglesi ancora in corsa in Champions League. Sì, perché le due regine di Manchester, essendo arrivate terze nel girone, sono approdate in Europa League, dove si sono distinte ai sedicesimi di finale per tecnica e classe. Ad oggi Londra e Manchester rappresentano due facce diverse del calcio d’oltremanica: i Gunners e i Blues, pur essendo, come si è detto, ancora in corsa in Champions, si trovano in una condizione disagiata, con organici da rifondare e da plasmare secondo un progetto tecnico serio; al contrario, i Red Devils e i Citizens hanno saputo costruire negli ultimi anni un gruppo promettente, pur se con metodi differenti. Non è un caso, infatti, che quest’anno la Premier League sia riservata alla città di Manchester. I ragazzi di Sir Alex Ferguson hanno dalla loro il talento e la giovane età (De Gea, Jones, Smalling, Rafael, Hernandez, Nani, Welbeck), ma hanno pagato la poca esperienza internazionale con l’eliminazione dalla Coppa dei Campioni. La petroliera di Mancini ha invece dalla sua grandi nomi come quelli di Dzeko, Balotelli, Aguero, Nasri, Tourè, Kompany e Silva, ma non un’idea di gioco ben delineata, che potrà comunque venir fuori nei prossimi anni e pagherà gli sforzi economici dello sceicco Mansour.
Alla luce di questa situazione, come si pone il calcio italiano nei confronti di quello inglese? La sensazione è che, comunque vadano i match di ritorno, quest’anno le Italiane abbiano dimostrato maggior compattezza e preparazione rispetto alle rivali britanniche, come si è visto nelle vittorie di Napoli e Milan ai danni di Chelsea e Manchester City ed Arsenal, ma la situazione potrebbe cambiare: i dirigenti esteri non lasceranno cadere a picco le proprie navi, come successo all’Inter ad esempio, ma interverranno con i giusti provvedimenti. Sarà allora che lo scontro dovrà ripetersi e verrà decretato un vincitore.
Giulio Calabrese